Diario canario / 4

Le cupole dell, osservatorio di Roque des Los Muchachos
Le cupole dell’osservatorio di Roque des Los Muchachos

(Ri)educarsi alla convivenza

C’è un particolare non trascurabile che distingue le mie saltuarie peregrinazioni per le valli alpine dalle sessioni notturne del workshop: in queste ultime non sono solo.
Di norma, zaino in spalla, sono io che decido dove andare, fermarmi, fotografare: il percorso è spesso dettato unicamente dalla mia volontà e dal (poco) buon senso; né mi sono mai preoccupato troppo di non disturbare i miei compagni di scarpinate, trattandosi al massimo di un paio di marmotte o qualche uccellino.

Qui invece siamo una decina di bipedi e molti più treppiedi, più o meno tutti uno a fianco all’altro. Già, perché per questioni di sicurezza è meglio stare vicini e non andare troppo a zonzo, col rischio di mettere un piede in fallo e finire svariate decine di metri più in basso all’interno della caldera.
E questo fatto porta con sé alcune conseguenze.

La prima è che la scelta di soggetto e inquadratura è giocoforza limitata. Non è detto che ciò sia un difetto: avere scelte limitate forza a essere creativo, a trovare angoli e soluzioni inusitate, a sperimentare.
E perché no, magari seguire ogni tanto i consigli di Babak Tafreshi e scoprire così cose alle quali da solo non avrei mai pensato. Dopotutto sono qui per imparare.

La Caldera de Taburiente al crepuscolo.
La Caldera de Taburiente al crepuscolo.

Canon 6D
Samyang 24 mm f/1.4
ISO 1600, 20 s, f/2
Filtro diffusore
Panorama di 5+5 scatti verticali
Scattata alle ore 21:10 WEST ca. del 25-09-2016

La seconda conseguenza è che bisogna necessariamente tenere in conto la presenza delle altre persone, cercando di intralciarsi il meno possible. Per chi, come me, ha sempre o quasi fotografato in solitaria, si è trattato di (ri)educarsi alla convivenza con gli altri. Più facile a dirsi.
Perché non si tratta solo di bandire tecniche invasive come il light painting, o in generale di ridurre al minimo ogni emissione luminosa spuria (dai led della fotocamera al frontalino necessario per capire se quella macchia scura di fronte a sé sia solo una pietra o una buca profonda un metro), quanto piuttosto di conciliare necessità differenti e a volte incompatibili.
Ogni tanto un passo indietro aiuta, e non solo in senso metaforico. Decidere allora di rinunciare a stare sull’orlo del precipizio sgomitando per l’inquadratura perfetta o lasciar perdere quello scatto che si era progettato da mesi, controllando ossessivamente google maps alla ricerca della migliore location ben prima di essere presenti fisicamente sul posto, non mi permetterà forse di ottenere l’immagine del secolo, ma mi fa guadagnare di certo nei rapporti con chi mi sta attorno.
Sta’ a vedere che le cose più importanti non le sto imparando nella tecnica fotografica.

pineta_guided

Canon 6D
Samyang 24 mm f/1.4
ISO 3200, 1 min, f/2
Vixen Polarie Star Tracker (courtesy of Babak Tafreshi)
Panorama di 4 scatti
Scattata alle ore 01:45 WEST ca. del 26-09-2016

(continua)

Rispondi