Buchi neri ed errori di battitura

Ovvero perché è un bene che non si trovino a 8 anni luce dalla Terra
(ma non per il motivo che pensate)

Crediti: Gabriel Pérez, SMM, IAC

Tre giorni fa, un articolo sull’Ansa raccontava del “risveglio” di un buco nero, dopo anni di apparente quiescenza. Una parte dell’articolo recitava:

“il buco nero […] si trova nella costellazione del Cigno, dalla quale prende il nome (V404 Cygni), è distante 8 anni luce dalla Terra e ha una massa pari a 10 volte quella del Sole. “

Cosa mi ha stupito di questa frase? La distanza. Perché 8 anni luce è pochissimo: meno della distanza di Sirio dal Sole.

Quello dell’articolo era – ovviamente – un errore di battitura, prontamente corretto dalla redazione appena segnalato. Vero è che V404 Cygni è il buco nero più vicino alla Terra di cui siamo attualmente a conoscenza1, ma si trova comunque a quasi 8000 anni luce da noi.

La cosa però mi ha fatto riflettere.
Non sarebbe bello avere un buco nero a portata di mano, ad appena 8 anni luce di distanza, da poter osservare e studiare? Chi non vorrebbe uno dei più esotici ed elusivi oggetti celesti come vicino di casa?
Io, per esempio. Ma non per il motivo che pensate.

Provo a sfatare un mito: dal punto di vista gravitazionale, un buco nero non è pericoloso, se tenuto a debita distanza. Finché non ci si avvicina troppo, la gravità di un buco nero può essere vinta e ce ne si può allontanare. Solo quando la distanza dal buco nero diventa inferiore al cosiddetto orizzonte degli eventi si è condannati a caderci dentro, senza alcuna speranza di salvezza. Per un buco nero di 10 masse solari come quello di V404 Cygni il punto di non ritorno è a circa 30 km dall’oggetto.
Per quanto poco su scala cosmologica, 8 anni luce sarebbero dunque più che sufficienti a permetterci di non essere irrimediabilmente inghiottiti nel buco nero di V404Cygni. Anzi, a quella distanza l’influenza gravitazionale di V404 Cygni sarebbe praticamente trascurabile.

Tutto bene, dunque? Potremmo osservare un buco nero senza alcun rischio?
Macché.

Intanto, ciò che ora è un buco nero prima era una stella, e il passaggio al primo da quest’ultima si chiama esplosione di supernova, un evento non proprio tranquillo.
Nel corso degli anni, diversi astronomi hanno provato a calcolare – più o meno scherzosamente – da che distanza un’esplosione di supernova potrebbe estinguere la vita sulla Terra. Ovviamente i risultati dipendono dalla stella e dal tipo di esplosione, ma le stime oscillano tra i 25 e i 50 anni luce da noi. Un’esplosione di supernova a meno di 25 anni luce da Terra probabilmente sterilizzerebbe l’intero sistema. Non un bell’affare.
Certo, le stelle orbitano attorno al centro della Via Lattea e si muovono le une rispetto alle altre: quelle che ora vediamo luminose in cielo perché vicine a noi solo alcuni milioni di anni fa erano ben più distanti e viceversa. Per una combinazione fortuita, l’esplosione potrebbe avvenire a distanza di sicurezza e il neonato buco nero avvicinarsi alla Terra solo successivamente. Ma anche in questo caso non saremmo del tutto al sicuro.

Il problema è che raramente i buchi neri sono isolati.
V404 Cygni è infatti un sistema doppio, composto da un buco nero e da una stella poco meno massiccia del nostro Sole. Gli strati più esterni della stella compagna vengono catturati dal campo gravitazionale del buco nero,  andando a formare un disco d’accrescimento attorno a quest’ultimo. All’interno del disco di accrescimento, il gas si riscalda a tal punto da emettere raggi X. Nel giugno del 2015 sono stati osservati una serie di eventi particolarmente energetici, che oltre a generare jet di materia a velocità prossime ai 3000 km/s, hanno reso per breve tempo V404 Cigni la più brillante sorgente X di tutto il cielo, raggiungendo – solo nei raggi X – una luminosità pari a 200 volte l’intera luminosità solare.
Se V404 Gygni si fosse trovato a 8 anni luce da noi, la Terra sarebbe stata investita da un flusso di raggi X simile a quello dei più violenti flare della nostra stella. Non una condanna a morte dunque, ma comunque qualcosa di cui tener conto, dato che i raggi X rovinano le apparecchiature elettroniche nello spazio (oltre a essere un danno per la salute di qualsiasi astronauta in orbita) e ionizzano l’atmosfera terrestre erodendola sul lungo periodo.

Avere un buco nero come vicino di casa sarebbe di certo un’occasione unica dal punto di vista scientifico, oltre che un’esperienza eccitante.
Ma credo ci siano casi in cui noia e tranquillità siano doti da non disprezzare.


1.^ Aggiornamento del 6 maggio 2020. Come era lecito aspettarsi, è stato scoperto un buco nero a noi più vicino: si trova nel sistema triplo denominato HR6819 distante appena 1000 anni luce dalla Terra. Al contrario di V404 Cygni, questo buco nero non presenta un disco d’accrescimento, per cui non si applica l’ultimo paragrafo di questo articolo. Il resto, invece, resta valido. Se vi interessa, trovate maggiori informazioni qui (in italiano), mentre l’articolo originale (in inglese) è qui.

 

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