Forse dovrei

Le cime dell’alta Valle Ellero sovrastate dalle costellazioni del Leone e della Vergine.
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È da qualche tempo che scrivere mi risulta più difficile del solito: le parole faticano a mettersi in fila, o se capita lo fanno in disordine, e il risultato è una sequenza sgraziata, illeggibile. Non so se c’entrino la seconda e la terza ondata, che hanno reso l’emergenza routine, lo straordinario quotidiano, fiaccando anche i più accaniti sbandieratori che stonavano l’Inno di Mameli dal balcone dapprima a squarciagola, poi a mezza voce, infine ma ‘sti cazzi.

Non so se c’entri la pandemia dunque, ma forse dovrei sforzarmi di più, scrollarmi di dosso quest’apatia e tornare a buttar giù caratteri in sequenza, non importa la resa finale.

Dovrei descrivere gli scampoli di notte che ogni tanto riesco a ritagliarmi in questi giorni, con il cielo primaverile che sovrasta le montagne, costellazioni delicate che non hanno la sfacciata vistosità di Orione, ma che sono fertile terreno d’osservazione per ogni astrofilo appassionato di galassie.

Dovrei raccontare quanto sia dolce il paesaggio illuminato da una sottile falce di Luna, che tinge il cielo di un blu tenue e getta ombre sull’erba tenera e i nevai in ritirata; e di come cambi la notte quando questa tramonta, lasciandomi immerso nel petrolio.

La Via Lattea sorge in alta Valle Ellero, mentre la Luna tramonta.

Dovrei esaltare la fugace meraviglia delle meteore che solcano il cielo (quasi sempre lontano dalla porzione inquadrata dalle macchine fotografiche, ovviamente); una varietà di scie blu, gialle, verdi, brevi, lunghe, lente, veloci, continue o a lampi intermittenti.

Dovrei sbottare l’esasperazione di non essere mai solo per davvero, neanche quando il cellulare diventa uno scatolotto inutile in grado parlare solo con sé stesso, perché c’è sempre un trenino di satelliti pronto a passarmi sulla testa ricordandomi che c’è qualcuno lassù che veglia su di me… e quel qualcuno è Elon Musk.

Un treno di satelliti Starlink “sfiora” il Grande Carro.

Sì, forse dovrei.
O forse potrei trassare, illudermi che le immagini parlino da sole e lasciare che siano loro a raccontare la notte, continuando a crogiolarmi nell’apatia.
D’altronde non potete pretendere troppo: io, sul balcone a cantare a squarciagola, non ci sono uscito manco nella prima ondata.

Il centro della Via Lattea incastonato tra Cima delle Masche, Cima delle Saline e Punta Havis de Giorgio sul finire della notte. Sulla sinistra, Saturno appena sorto dal crinale. In basso, la luce che indica il rifugio Mondovì.

Canon 6D modificata
Samyang 24 mm f/1.4
ISO 3200, 15 s, f/2
Filtro diffusore
Panorama di 3 scatti verticali
Scattata alle ore 3:55 ca. CEST del 18-05-2021

Un commento Aggiungi il tuo

  1. yaxara ha detto:

    Peccato poter mettere un solo like al posto, necessitava di almeno uno per ogni foto. Ciò detto, almeno per quanto mi riguarda, ho bisogno di sparire in montagna per un po’ e dimenticare tutto questo trantran infernale, almeno per qualche giorno. Magari l’apatia sparisce.

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