Canon 6D modificata
Samyang 24 mm f/1.4
ISO 3200, 15 s, f/1.4
Filtro diffusore per il cielo
Panorama di 5 scatti verticali
Scattata alle ore 4:15 ca. CET del 15-12-2018

A più alta risoluzione qui.

Cosa può spingere una persona a rinunciare al proprio letto dopo una serata di lavoro, mettersi alla guida per quasi due ore, caricarsi lo zaino in spalla e sfidare le temperature (finalmente) invernali della notte inoltrata?
Invece di offendere, sappiate che la risposta giusta è “previsioni meteo decenti, uno sciame meteorico e una cometa”. 

Negli ultimi tempi l’emisfero boreale è stato poco fortunato con le comete: mentre in Australia e dintorni si godevano gli spettacoli come quelli regalati dalla McNaught (2007) e dalla Lovejoy (2011), più a nord continuiamo a raccontarci di quanto fosse bella e maestosa la Hale-Bopp nella primavera del 1997.
Ecco dunque che basta una cometina tutta chioma e niente coda al limite di visibilità a occhio nudo per scatenare la caccia all’astro e arrivare a chiamarla la “cometa di Natale” (o forse è solo un’altro titolo da clickbait).
Se poi la cometina in questione non è troppo lontana dal radiante dello sciame meteorico delle geminidi e una volta tanto il cielo è sereno, allora il tour de force notturno a farsi congelare le estremità per cercare di immortalare l’una e l’altro è d’obbligo.

Ogni volta con le stelle cadenti è sempre la stessa storia: la meteora più bella e luminosa della notte è quella che solca il cielo mentre uno guarda da qualche altra parte. Cosi è stato anche la notte scorsa: poco dopo le 4:30 stavo armeggiando con treppiede e impostazioni di scatto quando due flash verdi hanno illuminato il paesaggio, così luminosi da proiettare ombre sul terreno ghiacciato. Per fortuna, una seconda macchina fotografica stava puntando nella direzione giusta… stavolta posso dire: “ti ho presa!”

Canon 6D
Samyang XP 14 mm f/2.4
ISO 3200, 30 s, f/2.4
Time-lapse verticale di 145 immagini @ 15 fps
scattate tra le 3:41 e le 5:00 CET del 15-12-2018