Cronache del ghiaccio e del fuoco / 4

raggi anticrepuscolari panorama
L’ombra della Terra sovrastata dalla Cintura di Venere.

Comincia tutto con il tramonto.
A ovest il Sole si tuffa nell’oceano tra gli isolotti dell’arcipelago seguito a breve distanza da Venere e Mercurio, mentre lentamente l’ombra della Terra cresce da est, annunciando il crepuscolo. Scruto il cielo ancora troppo chiaro: tutti i dettagli tecnici mi dicono che lo spettacolo è già in corso – il vento di particelle in fuga dal buco coronale attivo a bassa latitudine solare ha raggiunto la Terra, il Bz è negativo e le previsioni parlano di Kp pari a 5 o superiore – ma la parte di me meno razionale ignora il significato di quei dati e non avrà pace finché non avrà scorto le prime luci danzare.

Le mie minacce a Odino di strappargli personalmente anche l’occhio buono sembrano aver dato frutto e le nubi degli ultimi giorni sono state spazzate via dalla brezza islandese, lasciando l’orizzonte quasi completamente sgombro.

Un po’ discosto dal resto del gruppo monto l’attrezzatura lungo in crinale erboso oltre il faro di Stykkishólmur dove la vista può spaziare verso nord. Il posto è interessante, e dopo pochi minuti vengo raggiunto da Klahr e Sean. Metto da parte la misantropia endemica e mi faccio un po’ più il là: dopotutto questo non è un viaggio in solitaria e c’è spazio a sufficienza per tutti e tre.

L’attesa dura poco.
Poco alla volta ad occhio nudo si comincia a scorgere un lungo velo chiaro vicino all’orizzonte: potrebbe anche essere un altostrato, ma uno paio di scatti veloci con la macchina fotografica confermano la sensazione, mostrando l’inconfondibile sfumatura verde delle luci dell’aurora.

Capisco che la serata promette bene quando sento Sean dire: “I see red”. E ha ragione. Un guizzo di luce serpeggia nel cielo ancora colorato dalle luci del tramonto, crescendo di intensità e passando dal verde al rosso prima di sparire d’improvviso così come era comparso. È talmente luminoso e veloce che satura il sensore della macchina fotografica e si dissolve senza darmi il tempo di cambiare alcuna impostazione di scatto.

Aurora-flare
Troppo veloce, troppo luminosa.

Chi non è ancora pronto si affretta, perché lo spettacolo dell’aurora boreale è iniziato, e questa volta fa sul serio.


Canon 6D modificata
Samyang 24 mm f/1.4
ISO 3200, 4 s, f/2.0
Time-lapse di 320 immagini

scattate tra le 21:52 e le 22:16 WET del 16-3-2018

Dopo qualche tempo decido di cambiare posto e raggiungo il resto del gruppo, che si è radunato sul bordo della scogliera. L’attività aumenta ancora con le luci che si fanno più cangianti e alte sull’orizzonte. Quando sento la voce di Babak sovrastare il vento e gridare “corona!” alzo lo sguardo dritto sopra di me: dal cielo sta piovendo luce.

Aurora-01

Avevo con me due macchine fotografiche montate su altrettanti treppiedi, ma non ho idea di dove siano, in che direzione puntino e se stiano scattando qualcosa; o piuttosto se si trovino a terra, ribaltate dal vento nonostante i contrappesi.
In effetti, in questo momento, non mi interessa.
Quando la luce scema mi ci vuole qualche istante per staccare gli occhi dallo zenit, guardarmi attorno e rendermi conto che l’attrezzatura è vicino a me, spenta.

Decido di non farmi cogliere di nuovo impreparato e torno a scattare con entrambi gli apparecchi puntati in direzioni diverse, ma i giochi di luce sono troppi ed è impossibile seguirli tutti. Alla seconda corona ho giusto il tempo di puntare una macchina fotografica allo zenit, premere il pulsante per la registrazione del video e dire “non è un time-lapse… è in tempo reale”.

Poi il cielo esplode di nuovo.

(continua)

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