Un anno attorno a Cerere

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Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Esattamente un anno fa la missione Dawn completava la complessa manovra di inserimento in orbita stabile attorno a Cerere.
Da lì, dopo un’iniziale analisi generale, la sonda ha iniziato a mappare il pianeta nano da altezze sempre minori, fino a raggiungere l’orbita più stretta prevista dalla missione, a una distanza soli 385 km dalla superficie del corpo celeste. Da questa altezza, le fotografie che ci sta fornendo la sonda hanno la strabiliante risoluzione di 35 metri per pixel, mentre gli spettroscopi VIR e GRaND studiano la composizione degli strati superficiali, il primo analizzando la luce nel visibile e nell’infrarosso, il secondo studiando le emissioni gamma e lo spettro dei neutroni provenienti dal pianeta nano sottostante.

Oltre a quelle scoperte in fase di avvicinamento a Cerere, i geologi che studiano le fotografie fornite dalla sonda hanno individuato all’incirca 130 regioni luminose sulla superficie; molte hanno strutture complesse, riconducibili  all’impatto di asteroidi.

Occator bright spots
Particolare del cratere Occator in cui sono ben visibili le regioni luminose più estese (clicca sull’immagine per l’originale). Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA/PSI

La composizione chimica di queste regioni luminose non è ancora certa, ma le misure di VIR sono compatibili con la presenza di sali, in particolare con il solfato di magnesio.
L’ipotesi più probabile è che l’impatto con gli asteroidi abbia portato in superficie ghiaccio d’acqua e sali in soluzione; a contatto con il vuoto il ghiaccio è poi sublimato lasciando sulla superficie il deposito salino (nonostante su Cerere le temperature si aggirino tra il -30 e i -95° C, l’assenza di un’atmosfera – e quindi di una pressione apprezzabile al suolo – non permette all’acqua di mantenere il proprio stato solido: in poco tempo passa direttamente a stato aeriforme e si disperde nello spazio).

Benché le immagini ad alta risoluzione mostrino un mondo ricoperto da crateri da impatto, sembra che vi sia un minor numero di crateri di grandi dimensioni rispetto a quanto previsto per un corpo celeste come Cerere. Questa mancanza potrebbe essere un indizio riguardo i processi che lentamente rimodellano la superficie del pianeta nano, segno che dal punto di vista geologico il corpo celeste è ancora in parte attivo. Ma è ancora presto per trarre conclusioni in merito.

Mentre GRaND sfrutta i neutroni per derivare la concentrazione di ghiaccio d’acqua sotto la superficie (pare che ce ne sia più ai poli che all’equatore), VIR studia la traccia infrarossa di Cerere per dedurne la composizione rocciosa. Tra le stranezze riscontrate nelle osservazioni c’è la presenza di ammoniaca all’interno delle rocce.
Il problema è che l’ammoniaca non dovrebbe esserci.
La posizione attuale di Cerere, nella Fascia Principale degli asteroidi, è troppo vicina al Sole perché vi siano molecole di ammoniaca stabili: se come gli asteroidi della Fascia Principale Cerere si è formato tra Marte e Giove, la presenza di ammoniaca nelle sue rocce non dovrebbe essere così abbondante.
È allora possibile che Cerere si sia formato a partire dall’aggregazione di planetesimi formatisi nelle zone più esterne del Sistema Solare, o che lo stesso pianeta nano si sia formato nei pressi dell’attuale orbita di Nettuno e poi sia migrato verso l’interno in un secondo momento.

La possibilità di studiare un pianeta nano in  maniera continuativa orbitandogli attorno (e non con un rapido flyby, come accaduto per Plutone), permette studi più approfonditi, che certamente getteranno nuova luce sulle prima fasi di formazione del Sistema Solare e faranno chiarezza sulle apparenti stranezze di questo corpo celeste.

Questo finché la sonda, che ha ormai sulle spalle nove anni di missione, riuscirà a reggere, i due giroscopi rimasti continueranno a funzionare e ci sarà ancora un goccio di idrazina nei serbatoi per orientare il satellite. Sulla Terra, intanto, il team di Dawn sta cercando di ottimizzare in ogni modo le risorse rimaste e pare che la missione potrà continuare fino a novembre di quest’anno, salvo grossi imprevisti.

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